Santo Stefano ad rivum maris

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di Nicoletta Travaglini

L’abbazia benedettina di Santo Stefano ad Rivum Maris sorgeva su una collinetta nei pressi del territorio di Casalbordino, località balneare abruzzese della costa adriatica.
santo_stefano_adrivumEssa sorse sui ruderi di una basilica pagana con cimitero annesso, intorno al V secolo d.C., e divenne subito potente poiché poteva contare su una ottima posizione strategica e su varie rendite, tra cui Casalbordino, che ne rappresentava l’azienda fondiaria, oltre che una sua dipendenza.
Intorno al 1070, quando i normanni invasero l’Abruzzo, attraverso l’antica via Traiano – Frenata, poi diventata il tratturo L’Aquila – Foggia, l’abbazia fu distrutta e monaci uccisi. Nonostante tutto, essa venne ricostruita di nuovo e venne unita alla più potente abbazia di Santa Maria di Arabona, ma questo non le servì a nulla poiché intorno al XV secolo, in seguito alle lotte intestine che opposero le diverse fazioni favorevoli e contro la regina Giovanna II, essa fu saccheggiata e profana.
I monaci non demorsero e rimboccatesi le maniche, ricostruirono per l’ennesima volta l’edificio, purtroppo nel 1566 in seguito alle invasioni dei turchi, la chiesa fu saccheggiata e i monaci furono appesi alle mura dell’edificio, poi furono scorticati e infine bruciati insieme all’abbazia. Da allora i frati abbandonarono questo posto maledetto, forse perché costruito su terreno non consacrato e i ruderi di questa magnifica abbazia, oggi sono testimoni muti di un orrore infinito.
Molte sono leggende nati intorno a questo luogo, che si affaccia proprio sul mare adriatico, la più famosa sostiene che durante la notte del 31 ottobre essa sia illuminata da migliaia di torce, e sia meta di una lenta e silenziosa processione di incappucciati, forse i fantasmi dei poveri monaci trucidati.