Le origini dell’uomo: evoluzione od involuzione?

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Riflessioni tratte dal “Tao della Biologia” di Giuseppe Sermonti

a cura di Flavio Garzia

A tutt’oggi c’è molta poca chiarezza sull’argomento dell’origine dell’uomo, tanto che per la maggior parte delle persone “educate” si crede ancora verità la Teoria dell’Evoluzione della Specie trattata da Darwin.
La Teoria classica dell’evoluzione, in poche parole, spiega la macroevoluzione (cioè il passaggio da una specie ma di un’altra) con  la microevoluzione (cioè quei cambiamenti accertati che avvengono all’interno di una specie per adattamento), venuta a cadere questa ipotesi, cade di conseguenza tutto il palazzo. Come disse T.H. Morgan: “La selezione non ha prodotto niente di nuovo, ma solo una maggior quantità di tipi d’individui, una maggior quantità, ma l’evoluzione significa produrre cose nuove, non moltiplicare quello che già esiste”. (G. Sermonti – genetista)
La biologia molecolare ci dimostra che “non sono le novità biochimiche che hanno generato la diversificazione degli organismi….”
In breve i dati e i calcoli  dei biologi molecolari avevano portato a concludere che, 4-5 milioni di anni fa, le linee dell’uomo e dello scimpanzé si erano separate.
I paleontologi avevano trovato invece un ominide primato di c.a 15 milioni di anni fa. Ma come poteva esistere un ominide prima che la linea dell’ uomo-scimpanzè si fossero separate?
Di fronte a queste incongruenze la Scienza ufficiale non ammette mai di essersi perduta ma cerca un “compromesso” con i fatti per non essere screditata.
Una delle caratteristiche che ci distingue dalle scimmie è l’uso della parola, la Teoria di Darwin spiega questa con un ipotesi alquanto bizzarra: ”le scimmie tendono ad imitare tutto ciò che odono, esse mandano gridi di allarme per avvisare le compagne, una scimmia particolarmente abile potrebbe aver imitato i suoni di altri animali, e questo può essere stato il primo passo verso il linguaggio”.
In realtà, l’idea che i progenitori degli uomini fossero le scimmie è stata un idea che pian piano si è insinuata come verità, ben al di la delle prove scientifiche che la negano, e queste idee venivano dalla visione della società progressista dell’occidente nell’ 800.
Freud attinse ampiamente alla tradizione di pensiero evoluzionista e collocò  gli istinti primordiali come sesso e violenza, nelle tenebre dell’inconscio, elementi dell’aridità irrazionale derivante  all’uomo dalla sua ascendenza animale.
Tutto questo è a discrezione del Biologo Durant “mitologia zoologica”.
La legge di von Baer ci viene in aiuto su tutto questo problema, essa distingue gli animali in inferiori e superiori sulla base del grado di eterogeneità strutturale; cioè una forma inferiore, meno specializzata, rimanda più alle sembianze del suo embrione, cioè le forme inferiori, non specializzate, sono quelle che non hanno modificato molto i loro geni, mentre le forme altamente superiori cioè diversificatene specializzate sono quelle più evolute; da ciò  risulta chiaro che l’uomo, tale e quale sia da bambino che da adulto tranne che nelle proporzioni risulta essere l’animale meno evoluto e quello che si è differenziato di meno in assoluto.
Un altro anatomista e medico di fama come Max Westenhofer affermò: “l’uomo è il più antico dei mammiferi e fra tutti sembra essere quello che si è allontanato di meno da loro ipotetico prototipo, infatti questi ha la base del cranio rotonda e il foro occipitale centrale ed articolato su un collo verticale, lo sguardo è in avanti, mentre negli animali che poggiano gli arti anteriori( le braccia) la visione richiede un raddrizzamento della testa, la base del cranio si appiattisce, il foro occipitale arretra e il cervello resta incastrato tra la colonna vertebrale e le mascelle”.
La posizione umana in questo quadro è più originaria a quella quadrupede o quadrumene.
Inoltre è interessante notare che il foro occipitale nei neonati scimmie inizialmente centrale, migra poi posteriormente.
Seguendo un intuizione geniale del 1836 di E.G. Saint-Hilaire che dichiarò: “Il cranio di un giovane orango somiglia moltissimo a quello di un bambino, la volta cranica rotonda inizialmente potrebbe essere scambiata per quella di un bambino mentre se consideriamo la forma adulta della testa di scimmia appaiono tutte le differenze che ci sono.”
Pian piano caddero tutte le teorie evoluzioniste rifacenti a Darwin, sia per la documentazione fossile dei paleontologi in quanto le scimmie risultano più giovani dell’uomo, sia per l’anatomia e la biologia che affermano che una forma specializzata rappresenta una condizione ridotta rispetto alla forma generale, possiamo allora trarre la conclusione che l’uomo attuale è una specie “giovanile” nel senso che ha mantenuto i suoi caratteri non specializzati proprio a favore della sua Universalità.
Poste le scimmie al di fuori della nostra ascendenza rimane da chiarire l’origine della forma umana.
Le conoscenze più recenti sull’origine dei gruppi evocano figure che sprofondano nella storia, queste Madri-forme originali sono state come uno sbocciare le forme primitive degli insettivori, i Chirotteri e i primati, più tardi si sono originati i Lemuri, le Scimmie e gli Ominidi. La contemporaneità degli ominidi è emersa dagli scavi del Lago Rodolfo condotti dal prof. R. Leakey in cui sono emersi fossili di uomo eretto c.a 1,4 m.a.f. (milioni di anni fa)  asustralopitechi di 1,5 m.a.f. e ominidi pressoché uguali a l’uomo moderno ma molto più piccoli nell 2,6 m.a.f.
Tutte queste scoperte accanto alla paleontologia e alla biologia molecolare affermano che l’uomo australe, l’abile e l’eretto non possono essere i nostri ascendenti poiché sono pressoché contemporanei a noi, sorti tutti insieme dalla grande Madre-matrice originaria dell’ordine dei mammiferi
(R.T. Bird, paleontologo).
Per non accennare alle scoperte di Max Westenhofer che l’uomo sia il più antico dei mammiferi secondo i calcoli bio-chimici condotti dallo stesso su alcuni tipi di amminoacidi presenti nell’Uomo.
Proprio da questi biologi molecolari come il Templeton si arrivò a capire che “gli uomini non si sono evoluti da discendenti quadrumeni ma bensì è l’andatura delle scimmie che inizialmente era bipede” .
Inoltre con la decifrazione del DNA si è scoperto che studiando il DNA dell’uomo e della scimmia quest’ultima ha più geni modificati (microevoluzione) che non l’uomo (253 contro 154) quindi è più “evoluto” dell’uomo.
La ricerca delle differenziazioni tra due specie si fonda sulla presunzione della derivazione di una specie all’altra o da un ascendente comune, ma in ambedue i casi sarebbe comunque una specie differenziata, mentre lo studio scientifico ci porta ad avvicinarci all’idea di Grass, seconda il quale una specie differenziata non darà mai vita ad un’altra specie.
La Madre-matrice è una forma indifferenziata, non specializzata da cui emergono vortici di forme come nel caso dei cavalli i quali balzando fuori da un ramo de-generalizzato e dominante della madre.-matrice a cui appartiene l’attuale cavallo, da qui poi i successivi passi sono stati specializzati in zebre, muli, onagro e tutti gli equidi. Così pure per l’uomo la cui fonte de-generalizzata e dominante è rimasta semplicemente umana dando vita a quei tronconi specializzati di scimmie, macachi etc.., poiché come ci spiegano i genetisti B.C. Goodwin” Ogni specie contiene in sé assai più di ciò che manifesta, ogni organismo porta il potenziale per creare grandi quantità e varietà di forme” .
Se apparteniamo ai mammiferi e a questo tronco uscito dalla madre-matrice  di tutte le forme viventi possibili, non è la ricerca fisica che ci darà la risposta delle nostre origini, bensì la nostra “scelta di campo” (d’azione).
Concludo con una frase di J.Gribbin:” le scimmie discendono dall’uomo ma non intendo dire che l’antenato comune fosse un essere umano pienamente sviluppato, ma che era più simile all’uomo che all’antropoide, così scimmie e gorilla sono comparsi dopo di noi in quanto discendenti da una linea proto-umana”.