“Tre giri di giostra”, a Roma i vampiri sbarcano in teatro

1731

Grande successo a Roma per lo spettacolo teatrale “Tre giri di giostra”, scritto da Francesco Paniccia, autore delle musiche dei documentari di Terra Incognita. Protagonisti dell’opera quattro vampiri…

di Redazione

La locandina dello spettacolo

Si è conclusa domenica 20 febbraio la messa in scena dello spettacolo “Tre Giri di Giostra”, tenutasi al Teatro Campo d’Arte in via dei Cappellari 93, con la regia di Gabriele Cometa e un  cast tutto al femminile composto dalle attrici Flavia Pinti, Lara Green, Federica Dori, Arianna Porcelli Safonov.
L’opera teatrale, scritta da Francesco Paniccia e magistralmente diretta dall’attore e regista Cometa, 12 anni di attività teatrale alle spalle ed un percorso di ricerca continuo e costante, è stata salutata, nelle 4 serate della rappresentazione, da ampi e sentiti consensi di pubblico. Il testo è di quelli che spingono lo spettatore a calarsi nella verità scenica in modo viscerale, muovendolo a ricercare da solo la realtà che si cela dietro i pensieri recitati sul palco; pensieri spesso contraddittori, nei quali i concetti di vita, morte,eternità, paura, sensualità, sogno, paradiso, inferno, peccato ed espiazione, assumono il significato di verità eterne, anche quando narrati da azioni sceniche in apparenza contraddittorie. Nelle suggestioni  di una immaginaria Berlino degli anni ’30-’40, 4 figure vampiriche si aggirano sul palco, lasciandosi andare in totale sincerità al proprio personale vissuto, talvolta interagendo tra loro, talvolta tragicamente raccolte nella loro solitudine. Simboli e archetipi traboccano dalla messa in scena. Le parole suonano come dardi infuocati, nella convincente interpretazione che le 4 attrici forniscono dei loro personaggi. A Cometa va il grande merito di aver esplorato la psicologia femminile con rara sensibilità ed avere spinto la propria ricerca, umana ed artistica, col coraggio e l’incoscienza che troppo spesso latitano nei registi di cosiddetto “blasone”, poeticamente condizionati dalla critica specializzata e dalle crude logiche di mercato. Il  risultato conseguito dal giovane regista tarantino è la rappresentazione dell’Arte allo stato puro, con tutti i rischi, le contraddizioni e la BELLEZZA del caso.
Una nota di merito per le quattro ragazze impegnate in questa dura prova attoriale. Ci piace ricordare l’intensità e la presenza scenica di Arianna Porcelli Safonov, la sua apertura dello spettacolo è di quelle che lasciano il segno; la bravura di Flavia Pinti, una recitazione impeccabile la sua; l’eclettismo della giovane Lara Green, capace di vestire tante pelli con estrema credibilità; l’impeto tragico e il carisma di Federica Dori in divisa nazista, personaggio difficilissimo il suo, il più crudele e dolorosamente umano al contempo.
Insomma, nel marasma artistico e sociale di un’Italietta allo sbando, cui neanche un buon festival di Sanremo riesce a dare un’apparenza di credibilità, certe piccole pagine d’arte, messe in scena con bravura e sincerità, ci appaiono come salutari e confortanti boccate di ossigeno. Chapeau!