Prende vita la “viola organista” di Leonardo Da Vinci

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Leonardo  da Vinci torna a far parlare di sé e non finisce certamente di stupire: dopo tre anni di duro lavoro il pianista polacco Slawomir Zubrzycki ha presentato in concerto lo strumento musicale ideato dal grande genio italiano

di Francesco Paniccia

piano1Leonardo  da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) torna a far parlare di sé  e, a distanza di quasi cinque secoli dalla sua morte, non finisce certamente di stupire. Pittore, architetto, scienziato, inventore, disegnatore, anatomista e musicista, il suo Codice Atlantico, monumentale raccolta di disegni e scritti, comprende 1119 fogli, raccolti in 12 volumi. Esso spazia tra progetti e disegni di anatomia,  astronomia, botanica, chimica,  geografia, matematica, meccanica, studi sul volo degli uccelli, progetti d’architettura, disegni di macchine, favole e ricette gastronomiche, curiosi ed avveniristici progetti di marchingegni come pompe idrauliche, paracadute e macchine da guerra. E, come ben si sa, in buona parte dei suddetti scritti si ritrovano i principi fondamentali di invenzioni e prodotti della moderna scienza e tecnologia.
Ma Leonardo inventò, nel corso della lunga vita, anche strumenti collegati alla musica, rimasti, ahimè, solamente delle idee su carta.
Questo fino al mese scorso, quando a sorprendere fior di studiosi ed estimatori del genio toscano, arriva una meravigliosa sorpresa. Proprio al Codice Atlantico, appartiene il disegno ed il progetto della viola organista, strumento a tastiera ideato da Da Vinci partendo dal meccanismo degli strumenti medievali detti organistrum esymphonia. Quella che per mezzo millennio poteva apparire come uno dei tanti “divertissment” leonardiani è adesso diventata una sublime realtà, e a realizzare il miracolo della sua elaborazione è stato il pianista polacco Slawomir Zubrzycki. Dopo tre anni e cinquemila ore di duro lavoro, il suo paziente costruttore ha presentato la viola organista in concerto il 18 ottobre scorso a Cracovia, nell’ambito del Royal Cracow Piano Festival.
Lo strumento è stato dipinto di blu all’esterno, con dettagli di volute dorate sul lato, e il meccanismo che gli permette di suonare, attraverso le sue sessantuno corde d’acciaio,  è particolare e complesso, come spiegano gli esperti: Lo strumento disegnato da Leonardo ha una corda per ciascuna nota, come nel clavicembalo o nel clavicordo (strumenti già esistenti ai suoi tempi). Al di sotto delle corde si trovano due o più ruote che girano simultaneamente su perni paralleli, trascinate da una cinghia, sotto l’azione di una manovella. I tasti, disposti come nel clavicembalo, portano le corde corrispondenti a contatto con la ruota sottostante, oppure (a seconda dei disegni) con la cinghia di trasmissione. Lo strumento può quindi eseguire più note contemporaneamente ed è a suono continuo, come l’organo a canne, dato che le corde suonano per frizione, anziché essere pizzicate (come nel clavicembalo) o percosse (come nel clavicordo). L’effetto sonoro è quello di un insieme di strumenti ad arco (all’epoca di Leonardo detti genericamente “viole”): da qui il nome “viola organista”. (cit.)

piano2Zubrzycki, pianista di notevole classe e talento, si produce sul singolare strumento eseguendo brani barocchi di compositori come:  Able, Marais, Forqueray ed altri, rendendone udibile la suggestiva sonorità. Noi di Terra Incognita crediamo che Leonardo sarebbe pienamente soddisfatto del risultato, giacché il sonoro è un perfetto e moderno mix di organo, clavicembalo e viola da gamba. La sintesi di questi tre strumenti, il primo ad aria, il secondo a corde pizzicate e il terzo ad arco produce un equilibratissimo effetto acustico, morbido, avvolgente e di grande fascino. Insomma, è il nuovo che nasce, o meglio rinasce, e di certo vanterà numerose riproduzioni ed un buon repertorio originale, vista la sua possibilità di adattarsi anche alla moderna letteratura musicale. La novità è che, nel presente caso, non d’un moderno impasto tecnologico si tratta, bensì di un’idea che getta le sue radici nel remoto passato; un passato, insomma, che torna a farci visita, rendendo concreti i sogni gettati su antiche pergamene, e dal quale non possiamo che professarci ammirati.